Collana e ciondolo nella storia

La collana e il ciondolo accompagnano l’uomo dalle epoche più antiche. I primitivi crearono collane fin dall’inizio del Paleolitico, infilando con corde vegetali o tendini di animali materiali che potevano essere agevolmente forati, come pietre tenere, conchiglie, vertebre di pesci, ossi e denti di animali.

 

Dopo i primi manufatti rudimentali, con l’affinamento delle tecniche di lavorazione e una maggiore interazione con l’ambiente, comparvero le prime collane composte da pietre levigate e colorate, assemblate con cura sempre maggiore, che mostrano con decisione la loro funzione ornamentale. Nell’Irak settentrionale, ad esempio, è stata rinvenuta una collana, risalente al 5000 a.C., costituita da ciottoli di ossidiana e conchiglie, materiali provenienti da regioni lontane tra loro. Come è noto, i primi gioielli propriamente detti sono stati ritrovati, sempre in Irak, nelle tombe dei regnanti di Ur. Si tratta di ricchi corredi che attestano l’alto grado di civiltà raggiunto dai Sumeri: le collane sono formate da sferette e grani cilindrici o biconici in lapislazzuli, corniola e oro, separati da ciondoli in oro decorati con motivi di animali, fiori o foglie.

 

Dall’antico Egitto al Medioevo
Nell’antico Egitto le collane subirono una decisa evoluzione: erano amatissime e venivano indossate anche dagli uomini. I gioielli del tesoro di Tutankhamon testimoniano come gli artisti dell’epoca padroneggiassero tecniche estremamente complesse, dalla smaltatura all’intarsio, alla filigrana. Per ottenere straordinari effetti cromatici, gli Egizi usavano l’oro, la corniola, la turchese, il lapislazzuli, il diaspro, l’ametista, il granato e il calcedonio, oppure ricorrevano alle ceramiche e alle paste vitree. Erano diffuse diverse fogge di collane: la più comune consisteva in file parallele e policrome di pietre o grani di porcellana, spesso intervallati da grani d’oro. Una popolarissima forma di ornamento per il collo furono i pettorali, arricchiti da una miriade di gemme ed elementi in porcellana a formare figure di animali, astri e simboli magici. Un altro modello consisteva in un foglio d’oro con figure di falchi o avvoltoi lavorati a sbalzo.
Le poche collane del periodo greco classico giunte fino a noi sono composte da sferette o da un giro di fiori in oro, a volte con pendenti di ghiande o di teste in oro lavorate a sbalzo. Molto più numerosi sono invece gli esemplari che ci sono pervenuti dal periodo ellenistico, quando la gioielleria era molto diffusa in tutti gli strati della popolazione. Uno dei motivi privilegiati delle collane – che verrà ripreso poi nella gioielleria romana – era quello del nodo d’Eracle, un nodo piatto che si riteneva potesse guarire dalle ferite e a cui erano genericamente attribuiti poteri magici.
In Italia sono gli Etruschi a creare i gioielli più complessi: un popolo che sapeva lavorare il metallo con incredibile maestria, vedi la perfezione raggiunta negli ornamenti a granulazione e a filigrana. Gli Etruschi crearono collane molto elaborate, con un gran numero di ciondoli in oro, di diverso tipo; in un solo esemplare si possono trovare: sfere, teste d’uomo e di animali, ghiande e fiori. Nell’antica Roma le leggi suntuarie limitavano la quantità d’oro che poteva essere indossata dalle donne, con l’obiettivo di moralizzare i costumi; in realtà non si volevano disperdere risorse che dovevano invece servire a finanziare l’apparato dello stato e dell’esercito.
I Romani amavano moltissimo le gemme e usarono in gran quantità smeraldi, granati, zaffiri, topazi, perle, agate e diamanti grezzi per realizzare collane coloratissime, come quelle rinvenute a Ercolano e Pompei. Un altro tipo di collana molto in voga presso i Romani era la catena avente per ciondolo un medaglione o una moneta d’oro; parimenti diffusi erano i pendenti con cammei e pietre incise su cui comparivano scene mitologiche. Vennero inoltre introdotti nuovi simboli come la foglia di lauro o di edera.
Nel 330 d.C. Bisanzio divenne la capitale dell’impero: i mosaici di San Vitale, a Ravenna, testimoniano la ricchezza della gioielleria bizantina attraverso le raffigurazioni dell’imperatore Giustiniano e dell’imperatrice Teodora, che indossa, tra l’altro, una ricca serie di collane di foggia diversa. A Bisanzio erano infatti diffusi sia i pendenti sia le collane: molto amati i semplici fili di perle, ma anche le catene in oro e gemme. Di gran moda erano infine i medaglioni d’oro, arricchiti da perle o gemme, o impreziositi da decorazioni in filigrana e a smalto. Nell’Europa medievale, dove era ferreo il controllo religioso e reale, severe leggi suntuarie vietarono ai comuni cittadini di indossare ornamenti con pietre preziose, perle, oro o argento. La gioielleria diventò appannaggio dei re e dei nobili e le collane praticamente sparirono, con l’eccezione delle catene che reggevano le insegne degli ordini cavallereschi e delle corporazioni.

 

Dal Rinascimento alla Rivoluzione Francese
A partire dalla seconda metà del Quattrocento, l’ascesa di nuove classi sociali determinò l’inizio dello spirito “rinascimentale”. Molti dei gioielli di questo periodo andarono distrutti per essere rifatti, ma ci restano le testimonianze artistiche dei grandi pittori dell’epoca – Botticelli, Pollaiolo, Dürer e molti altri – che spesso vantavano l’apprendistato in una bottega orafa e che, nei loro quadri riprodussero fedelmente i gioielli contemporanei. Le collane appaiono declinate in una gamma molto varia di modelli, preludio allo sfrenato esibizionismo del pieno Rinascimento: le dame dei ritratti si ornano di collane con pietre e perle, di catene d’oro indossate insieme, diverse per lunghezza e forma delle maglie, spesso terminanti con un ciondolo che, per preziosità, poteva costituire a sua volta un vero e proprio gioiello. I pendenti erano molto popolari nel Rinascimento e si trovava il modo di infilarli in qualsiasi tipo di collana, oppure di fissarli direttamente alla veste. Diventarono molto popolari anche i ciondoli in oro con smalti, cammei e pietre incise con soggetti mitologici o sacri.
Dalla seconda metà del Cinquecento, moda e gioielleria virarono decisamente allo sfarzo. Come attestano i dipinti dell’epoca, gli abiti erano sontuosi e per le collane fu un momento di grandissimo splendore. È in questo periodo che nascono le parure, dove immancabilmente trovano posto almeno un paio di collane di lunghezza diversa. In tutto il Cinquecento furono poi molto in voga i pendenti costruiti intorno a una perla barocca, che diventa animale, figura mitologica o, addirittura, parte integrante di una scena storica; di gran moda anche le croci da portare al collo o appuntare all’abito, più o meno grandi e decorate, che resteranno in auge per tutto il secolo successivo. Personificazione di questo amore per lo sfarzo e i gioielli fu Enrico VIII, ritratto in celebri dipinti con abiti intessuti di gemme e una serie di preziose catene ornate di pietre e grossi pendenti d’oro.
Nella prima metà del Seicento l’Europa fu sconvolta dalla Guerra dei Trent’anni e dalla peste: moda e gioielleria si ridimensionarono notevolmente, fino a quando, nella seconda metà del secolo, nel Vecchio Continente si ristabilirono condizioni di pace e tranquillità, grazie alle quali le collane ritrovarono un posto di privilegio, in particolare quelle ornate da colorati motivi a fiocco o a nastro, realizzati con pietre preziose. Verso la fine del secolo, l’invenzione del taglio a brillante, del veneziano Vincenzo Peruzzi, decretò il successo della “gemma tra le gemme”. Un successo dovuto anche alla moda settecentesca dei salotti di conversazione, dove l’illuminazione a lume di candela richiedeva gioielli grandi e luminosi.
Fin quasi alla metà del Settecento restarono di moda i ricchi disegni a fiocco e a fiori, ma le donne potevano portare al collo anche un medaglione con un ritratto miniato, o un semplice nastro di velluto arricchito da una spilla o da un pendente, magari a goccia. Grande successo riscossero in quel periodo anche le collane “a rivière”, formate da una fila di pietre incassate una accanto all’altra. Poi, con la Rivoluzione Francese, sparì qualsiasi traccia di lusso: si diffuse anzi l’abitudine di cingere il collo – macabra sostituzione della collana – con un nastrino rosso, simbolo della ghigliottina. Passata la tempesta rivoluzionaria, le prime collane a tornare furono i sautoir, lunghe catene con medaglioni decorati a smalti; poi ricomparvero le parure, i gioielli con diamanti e le collane a rivière.

 

Dall’Ottocento a oggi
L’Ottocento fu segnato dall’alternarsi degli stili più diversi. All’inizio del secolo, ad esempio, tornarono di moda i cammei. Ma fu Fortunato Pio Castellani a innovare radicalmente l’arte orafa: gioielliere romano, fu profondamente colpito dalla perfezione tecnica e stilistica dei gioielli che emergevano dagli scavi di Ercolano, Pompei e dalle tombe etrusche vicino a Roma. La famiglia Castellani creò, così, il cosiddetto stile “archeologico”, riproducendo con tecniche originarie splendidi gioielli in stile egizio, etrusco, rinascimentale, greco, romano e bizantino.
Un’altra grande tendenza si sviluppò invece in Inghilterra, dove la regina Vittoria, grande amante dei gioielli, quando restò vedova nel 1861 lanciò la moda dei gioielli da lutto, neri, in giaietto o, in un secondo tempo, in economico vetro o smalto nero. Nei medaglioni portati come ciondolo si conservavano le ciocche dei defunti: si arrivò al punto di intrecciare coi capelli dei morti inquietanti collane da portare al collo.
La fine dell’800 vide protagonisti la rivoluzione industriale e cambiamenti radicali nell’economia e nella società: moda e costume si adeguarono ai ritmi più veloci della vita moderna. L’Art Nouveau rappresentò la nascita di nuovi criteri estetici, grazie all’incontro dello stile europeo con quello d’oltreoceano che avvenne, per la prima volta, all’Exposition Universelle di Parigi, nel 1889. In questo periodo di transizione, tuttavia, gli aristocratici europei cercarono di mantenersi fedeli al passato per distinguersi dai nuovi ricchi: Cartier, tra i gioiellieri più innovativi dell’epoca, produceva ancora collane con foglie d’ulivo e d’alloro, e pietre a goccia come pendenti. Sarà la fine della Prima guerra mondiale a decretare il definitivo tramonto dello stile ghirlanda e ad aprire la strada all’Art Déco. La collana, come anche altri gioielli, doveva trasmettere quel dinamismo e quel rigore più in linea con il periodo storico moderno. Le maggiori novità arrivarono da artisti che nascevano come vetrai o pittori e usavano materiali considerati non preziosi e tanto colore.
Nacquero nuovi filoni, quello naturalistico e quello esotico. Il primo s’ispirava ai fiori e agli insetti, e fu in quel periodo che Lalique creò gioielli di grande leggerezza e modernità con l’oro e il vetro, come le splendide collane con centrali a forma di libellula o farfalla. Il filone esotico si ispirava ai viaggi nelle colonie inglesi e francesi: le celebri collane con pantere ed elefanti, traboccanti pietre preziose, onice e coralli, turchesi e ambra, furono il risultato dei viaggi di Pierre Cartier in India. L’abbigliamento femminile diventò ancora più sbarazzino, esaltando la figura di una donna longilinea che indossava lunghi sautoir di perle al collo o al polso, abiti colorati e paillette. Il crollo di Wall Street e la crisi economica che ne seguì, insieme ai venti di guerra, aprirono gli Anni Trenta e portarono una ventata di sobrietà: si tornò al bianco, al platino soprattutto, al contrasto cromatico, con una predilezione per le forme geometriche e rigorose.
Negli anni Quaranta – dall’inizio della Seconda guerra mondiale alla ricostruzione – la produzione di gioielli in generale ebbe una stasi e, con l’eccezione di alcuni pezzi firmati da grandi nomi, non sono molte le testimonianze rimaste: l’oro è stato fuso e le pietre riutilizzate. Lo stile si fermò all’Art Déco ma, in particolare nel Sud Italia, tornarono le collane importanti, di sapore ottocentesco, vistose ma leggere perché vuote. In questo periodo Bulgari presentò le sue famose collane a “tubogas”, una vera innovazione tecnica ed estetica dell’epoca.
Negli anni Cinquanta, grazie anche all’esplosione del cinema americano e alle grandi star d’oltreoceano, come Marilyn Monroe, fecero la loro rentrée le collane per le grandi occasioni, in platino, diamanti e pietre preziose. Le novità erano costituite dai collier trasformabili, che diventavano bracciali, o dai pendenti che diventavano spille. I grandi eventi mondani – l’incoronazione di Elisabetta e il matrimonio di Grace Kelly – fecero tendenza e le stelle del cinema e dell’opera non volevano essere da meno: Maria Callas, Elisabeth Taylor e molte altre indossavano collier preziosissimi, con pietre di enorme valore. Le collane importanti, preziose e vistose, cominciarono tuttavia ad essere “insidiate” dai primi gioielli fatti in serie, meno impegnativi ma sempre preziosi.
Gli anni Sessanta segnarono una svolta che portò a significativi cambiamenti nello stile del gioiello. Iniziò ad affermarsi la figura del designer, e sempre più spesso si affidava la progettazione dei gioielli a famosi nomi del mondo dell’arte: Dalì, Picasso, Georges Braque, Arnaldo e Giò Pomodoro, fecero sperimentazioni nel campo del gioiello alla ricerca di nuove possibilità espressive. In quegli anni la gioielleria tradizionale faticava a rinnovarsi e riproponeva le forme “storiche” delle grandi firme. Ma il gioiello era ormai di tutti: dalla collana più semplice a quella più preziosa, il mercato offriva una vastissima gamma di prodotti, nei materiali più diversi, con pietre o senza, in grado di affascinare le donne di tutte le fasce sociali. Un’evoluzione che, con alti e bassi, continuò attraverso gli anni Settanta e Ottanta.
Dagli anni Novanta ai giorni nostri, con la globalizzazione, sono cambiati gusti e stili di vita: tecniche, materiali, lavorazioni e motivi decorativi da tutto il mondo si uniscono, dando vita a un nuovo genere di monili. La collana, oggi, può essere tante cose diverse: una cascata di diamanti, una maglia d’oro, un filo di caucciù con delle perle… E anche il ciondolo, dal più semplice al più elaborato, si esprime in una grande varietà di forme e stili. Ma qualsiasi cosa ci riserverà il futuro, le donne non rinunceranno mai ad accentuare la loro bellezza con questi ornamenti dagli infiniti rimandi storici e simbolici.

“Dalla seconda metà del Cinquecento, moda e gioielleria virarono decisamente allo sfarzo.”

“Gli anni Sessanta segnarono una svolta che portò a significativi cambiamenti nello stile del gioiello.”

Collana in oro in stile egizio realizata da Castellani, con la tecnica del micromosaico romano, intorno al 1860. Le tessere sono di vetro, gli scarabei di maiolica. La collana è stata esposta in occasione della mostra “Castellani e l’oreficeria archeologica italiana”, che si è svolta nel 2005 a Londra, presso la Gilbert Collection, e a Roma nel Museo Etrusco di Villa Giulia.

Ricorda i gioielli vittoriani il ciondolo in oro bianco, diamanti e onice. Collezione Antica Orologeria Candido Operti.

Questo delizioso ciondolo, degno di una dama del Rinascimento, è realizzato in oro bianco, diamanti, zaffiri azzurri, rosa e gialli. Leo Pizzo, Bouquet Collection.

Da portare al collo o al polso, le deliziose campanelle Chantecler: ciondoli portafortuna, qui nelle versioni con pavé di zaffiri e rubini e grillage di diamanti e zaffiri rosa.

Oggi, come nel ‘500 e nel ‘600, sono di gran moda le croci. Questa, in oro bianco, diamanti e zaffiri, è di Damiani.

Collana etrusca in oro, risalente alla seconda metà del IV secolo a.C. Archivio fotografico L’Orafo Italiano.

Una struttura vaporosa e leggera caratterizza il collier in oro bianco, con diamanti bianchi e gialli, firmato Leo Pizzo.

Sono di Chopard i ciondoli Happy Spirit in oro bianco, formati da cerchi concentrici incastonati di diamanti, zaffiri blu e pastello, rubini. Entrambi hanno un diamante mobile al centro.

Classico, ma inedito nella forma del pendente, il collier in oro bianco, diamanti e acquamarina. Collezione Antica Orologeria Candido Operti.

Moderna collana a rivière in oro bianco e diamanti. All’estremità del pendente, un diamante fancy yellow. Collezione Antica Orologeria Candido Operti.

Un importante collier firmato Valente che richiama, in qualche modo, i fastosi gioielli del Cinquecento. È realizzato in oro bianco, zaffiri multicolor, diamanti bianchi e gemme naturali.

Discreto e raffinato il collier in oro bianco e diamanti che richiama un ramoscello fiorito. Collezione Antica Orologeria Candido Operti.

Articolo a cura di Antonella Garello e Marina Morini

Testo e foto sono tratti dal libro dell’Antica Orologeria Candido Operti

Racconti Preziosi 2005