L’argento in tavola

A buon diritto, la tavola può essere considerata il vero focolare della famiglia, il punto d’incontro più importante della collettività e del vivere in comune. Quanto si è parlato, discusso, tramato, gioito attorno ad essa! Si sono festeggiati avvenimenti e vittorie, appianate controversie, suggellati accordi, ma si sono anche intessute congiure e consumate tragedie.

 

Agli albori della storia la tavola era costituita dalla nuda terra o da una semplice pietra e gli “arredi” erano conchiglie, gusci, legni sagomati o rozzi strumenti in selce ed ossidiana. Con il passare dei millenni e l’evolversi delle civiltà furono create varie forme di utensili per la tavola, per adeguarli al gusto e alle abitudini dei gruppi sociali che andavano formandosi, alle tradizioni ed ai cibi che venivano preparati. A poco a poco i materiali vili vennero sostituiti con materiali pregiati e, nei momenti di massimo splendore, gli arredi arrivarono a essere anche d’oro o argento massicci, con ornamenti di pietre preziose, segno distintivo di ricchezza e potenza.
Esistono antiche testimonianze di oggetti d’argento per la tavola. Nei poemi omerici, si narra di un cratere d’argento vinto da Ulisse in una gara, durante le celebrazioni per la morte di Patroclo. Tra i tesori di epoca romana rimasti sepolti nell’eruzione del Vesuvio sulle città di Ercolano e Pompei, sono stati rinvenuti dei cucchiai d’argento, ora conservati al museo del Louvre. Notevole la produzione bizantina di piatti in argento liscio risalente al IV secolo, produzione che, nei due secoli successivi, si arricchì di splendidi lavori a sbalzo. Ma nel mondo occidentale le invasioni barbariche sopraffecero le usanze raffinate delle civiltà classica e bizantina e riportarono povertà e rozze abitudini. Si deve giungere al Medioevo per ritrovare usanze e strumenti eleganti e ricercati.
L’affermarsi, nel 1400, di una nuova classe sociale, quella di una borghesia costituita da mercanti e banchieri, portò ad una maggior cura dei piaceri della vita e rappresentò un punto di partenza per l’arricchimento delle suppellettili da tavola, così che anche la posateria cominciò a prendere sempre più spazio ed importanza nel contesto sociale. Sulle tavole cominciarono ad apparire posate sempre più riccamente decorate e arricchite da guarnizioni in oro, argento e pietre preziose. Le feste sfarzose che si svolgevano alle corti dei Visconti, dei Medici, degli Estensi, dei Gonzaga e della Curia Romana, portarono ad una sempre maggior opulenza e fantasia negli apparati da tavola. È curioso ricordare che il temine “coperto” derivi dall’uso del tempo di coprire il cucchiaio, la forchetta, il coltello ed il piatto del commensale con un telo di lino.
Nel Seicento, godettero di notevole fama in tutta Europa le creazioni degli argentieri tedeschi e olandesi che si erano specializzati nella produzione di fruttiere, coppe, brocche e boccali ricchi di elaboratissime decorazioni a rilievo, in pieno stile barocco. Va ricordato che anticamente non esisteva una vera e propria sala da pranzo, ma i banchetti si svolgevano in sale più o meno grandi a seconda del numero degli invitati. Questi ambienti venivano adornati, per l’occorrenza, con alzate ricoperte soprattutto da argenterie. I tavoli erano in genere costituiti da piani di legno sostenuti da cavalletti e ricoperti da tovaglie di lino o di fiandra lunghe fino a terra.
Il XVIII secolo rappresentò l’apice della bellezza e del fulgore per la posateria e gli arredi da tavola, come i candelabri, le zuppiere, i centri da tavola, i trionfi, e questo avvenne soprattutto in Francia, a Parigi. Sull’onda della magnificenza della corte francese, i maestri argentieri si sbizzarirono a volontà nelle forme e nei disegni, raggiungendo il massimo del gusto e dell’eleganza. I regnanti e i nobili facevano a gara per accaparrarsi i migliori cuochi ed architetti per le scenografie, tanto da dilapidare a volte intere fortune. Lo stesso Re Sole dava pranzi incredibilmente sfarzosi, dove nulla era lasciato al caso, dal tipo di vivande alle disposizioni a tavola. Ciò serviva anche per tenere sotto controllo le frange di eventuali fronde: dal posto che occupava a tavola, si capiva se il commensale era in auge o in disgrazia.
L’argento e il vermeil diventarono di gran uso a partire dal XVIII secolo e, con l’invenzione di nuove vivande, ebbe inizio la produzione di pezzi mai prima realizzati, sia per la posateria che per il vasellame. Come risulta dai dipinti e dalle stampe dell’epoca, le tavole imbandite rappresentavano il ceto e il rango del potente, del padrone di casa: posate riccamente ornate da incisioni eseguite a bulino, con fregi e volute, dorate a fuoco da sembrare d’oro vero, una varietà infinita di modelli, dai mestoli da minestra a quelli traforati, dalle pinze per dolci alle molle per prender le vivande. Alla luce di candelieri e candelabri, il tutto si fondeva in perfetta armonia con l’ambiente e con gli altri arredi della tavola, come le oliere, le saliere, le salsiere e le mostardiere, i centri da tavola, le zuppiere e le paiole.
Nel periodo Impero, con la ventata di novità propagandate in tutta l’Europa dalle armate napoleoniche, il ritorno alla classicità diede modo ai maestri argentieri di esprimere nuovamente capacità creativa e buon gusto. La Francia e l’Italia ebbero la leadership in questo periodo per quanto riguarda la bellezza degli ornamenti per la tavola. La fine dell’impero napoleonico e l’affermarsi di una borghesia efficiente ed industriosa apportò alcuni cambiamenti nelle tendenze, ma sostanzialmente ormai il gusto del bello era diffuso in tutte le classi sociali. Ogni famiglia che godeva di un certo benessere aveva un proprio guardaroba (così si chiamava) di argenterie in cui difficilmente mancava un bell’astuccio in legno foderato di marocchino, con le iniziali o lo stemma del proprietario, dove era custodito il servizio di posate.

 

Posateria e vasellame

Delle tre posate, cucchiaio, forchetta e colteIlo, la prima è sicuramente la più antica in quanto risponde ad esigenze primarie. Un tempo, nella Germania occidentale, il cucchiaio d’argento era così importante da essere considerato un investimento. I coltelli furono inventati successivamente: agli inizi si trattava di attrezzi per tranciare le carni, che venivano poi portate alla bocca con le mani. Nel Medioevo esisteva la figura del “maniscalco”, il cui compito era quello di tagliare la carne con appositi coltelli affilati e porgerla ai commensali che l’appoggiavano su fette di pane.
La forchetta, in origine, era a due rebbi e si racconta fosse stata portata in Occidente da una principessa bizantina andata in sposa ad un Doge. Pare, tuttavia, che questa novità avesse creato un grande scandalo in quanto considerata simbolo di frivolezza e decadimento morale. Comunque, fu per merito di Caterina de Medici che la forchetta a due rebbi si diffuse prima in Francia e poi nel resto dell’Europa. Mentre cucchiaio e coltello mantennero nel tempo più o meno la stessa forma, la forchetta passò da due a tre rebbi, per poi arrivare a quattro agli inizi del Settecento. Solo a Venezia gli argentieri continuarono, per un secolo ancora, a produrre forchette a tre rebbi.
Nell’Ottocento i maestri argentieri di tutta Europa crearono nuovi tipi di posate per usi diversi: le palette per i dolci, ad esempio, nacquero in quel periodo, come pure i primi servizi di posate da pesce che comparvero sul finire del secolo.
Il sale è sempre stato un elemento preziosissimo per l’uomo fin dai tempi più remoti, e la saliera è forse l’oggetto più antico destinato al decoro della mensa. Sin dal Medioevo e per tutto il Rinascimento, la saliera ebbe il suo posto d’onore, accanto a candelieri e zuppiere, sulle tavole principesche, raggiungendo a volte dimensioni da centrotavola. Famosissima la saliera di Benvenuto Cellini, in oro e argento, eseguita nel 1543 per Franceso I Re di Francia. Seguendo l’uso sempre più diffuso di imbandire le tavole, oltre alle saliere gli argentieri del Settecento e dell’Ottocento crearono anche le mostardiere per servire in tavola salse e mostarde. Erano dotate di coperchio e cucchiaino e all’interno contenevano coppette in vetro o cristallo.
Anche l’oliera, oggetto di origine molto antica, ebbe la sua maggior diffusione nel XVIII e XIX secolo. La sua realizzazione in argento fu molto apprezzata in Spagna, Francia e Italia, paesi dove la produzione di olio era notevole e il suo uso in cucina era molto diffuso. Alle due ampolle, una per l’olio, l’altra per l’aceto, si aggiunsero, nell’Ottocento, una o due saliere.
La zuppiera iniziò ad assumere un ruolo importante sulla tavola imbandita solo nel Settecento, quando le feste e i banchetti divennero occasioni per sfoggiare ricchezza e potere. Normalmente poggiavano su un piatto, detto présentoir. Il coperchio manteneva calde le vivande mentre venivano trasportate dai locali delle cucine alla sala da pranzo. Più piccole delle zuppiere, anche le paiole diventarono un corredo importante della tavola, di solito erano utilizzate per servire i legumi.
Malgrado la forte concorrenza della ceramica e della porcellana, il piatto piano da taglio pare sia stato il primo oggetto in argento a comparire sulle tavole imbandite dell’aristocrazia. Un vero capolavoro di argenteria sono alcuni piatti in argento sbalzato, del VII secolo, ritrovati a Cipro. Sin dal Medioevo, nelle sale allestite per i banchetti, un posto importante era occupato dai piatti da parata, finemente cesellati e lavorati a sbalzo. Avevano una funzione esclusivamente decorativa e servivano ad ostentare la ricchezza della famiglia: per questa ragione spesso erano le opere più preziose dei migliori maestri argentieri.
Bacili, versatoi e brocche non mancavano mai nelle sale da pranzo: venivano utilizzati per mescere l’acqua e il vino e per far detergere le mani ai commensali. I vassoi, invece, sono sempre stati utilizzati per trasportare dalla cucina alla sala da pranzo i bicchieri o i piatti da portata; quelli di grandi dimensioni, con due manici, venivano portati da due servitori.
Nel Settecento, in Francia e poi in altri paesi, si diffusero anche i secchielli per il ghiaccio, chiamati rinfrescatoi. Poiché i ricevimenti duravano a volte giorni interi, sorse la necessità di mantenere i vini ad una giusta temperatura. A questo scopo gli argentieri studiarono e realizzarono dei contenitori nei quali mettere neve o acqua gelata proveniente dai pozzi per rinfrescare i vini.

“L’argento e il vermeil diventarono di gran uso a partire dal XVIII secolo e, con l’invenzione di nuove vivande, ebbe inizio la produzione di pezzi mai prima realizzati, sia per la posateria che per il vasellame.”

“Malgrado la forte concorrenza della ceramica e della porcellana, il piatto piano da taglio pare sia stato il primo oggetto in argento a comparire sulle tavole imbandite dell’aristocrazia. Un vero capolavoro di argenteria sono alcuni piatti in argento sbalzato, del VII secolo, ritrovati a Cipro.”

Mostardiera con présentoir. Parigi 1797 – 1809.

Trionfo. Forlì 1815.

Per una tavola moderna di sapore “antico”, piatto e posate Laura di Gianmaria Buccellati.

Coppia di saliere di produzione belga. Bruxelles 1830.

Oliera a navicella in argento traforato della fine del XVIII secolo. Chambéry.

Zuppiera, Torino 1815. Bottega di Giuseppe Vernoni.

Mestoli realizzati nel Nord Italia agli inizi del XIX secolo.

Brocca con bacile. Parigi 1810. Argentiere Le Brun. Stile Impero.

Piatti di produzione inglese, lavorati a mano. Londra 1780.

Articolo a cura di Roberto Dabbene

Testo e foto sono tratti dal libro dell’Antica Orologeria Candido Operti

Racconti Preziosi 2003